sabato 26 dicembre 2009

Le origini delle tradizioni natalizie - Auguri

Questo è il periodo dell’anno che preferisco di più, ormai questa festività è diventata pura festa commerciale, abbiamo dimenticato in un cassetto della nostra mente il vero senso del natale, la bontà dell’animo. Il 25 di dicembre sia per cristiani che non rappresenta il giorno in cui un essere umano diventa un po’ più buono, dove l’animo si intenerisce, dove i corpi si avvicinano per volersi bene in un unico abbraccio.
La tradizione natalizia viene sempre rispettata, un cenone, un albero di natale, etc, ma da dove provengono queste tradizioni?

L’usanza di addobbare l’ albero è antica quasi quanto l’uomo, gli antichi egizi, durante il solstizio di inverno, abbellivano la loro dimora con l’albero di datteri. Questo tipo di alberi ha la peculiarità di avere le proprie foglie verdi in ogni periodo dell’anno e questo ricordava agli antichi egizi che anche se l’inverno fosse stato duro e avesse dato scarsi raccolti, la primavera presto sarebbe arrivata rigogliosa con il suo raccolto. Durante il dominio romano l’usanza egizia si diffuse in tutto il regno europeo, le palme furono sostituite da abeti e da altri alberi autoctoni sui quali furono accese delle candele in onore di Saturno dio dell’agricoltura e della giustizia. Dal nord Italia l’uso dell’albero con le luci si diffuse in Scandinavia e in Germania durante il medioevo.
Quando il natale arriva è inevitabile e impossibile limitare il ronzio di musica natalizia che viaggia leggero all’interno della nostra testa e senza saperlo intoniamo un piccolo motivetto natalizio durante le nostre giornate. Ma l’uso delle canzoni natalizie da dove proviene?
Il canto natalizio proviene da un’usanza pagana, fu intonato durante la festa delle stelle, festeggiata con canti e danze nei grandi siti in pietra europei ( alcuni pensano che anche Stonehenge sia stato costruito per questo scopo)
Anche il canto fu intonato durante il solstizio d’inverno, l’uso di cantare per ogni stagione era comune presso gli antichi popoli, ma i cristiani ne fecero prerogativa dell’inverno proprio per celebrare erroneamente la nascita di Cristo. Il primo canto di natale viene fatto risalire all’antica Roma nel 129 d.C. circa, il vescovo di Roma decretò che la canzone intitolata “l’inno dell’angelo” sarebbe stata la canzone ufficiale del Natale. Dopo poche centinaia di anni un greco ortodosso di nome Cosma di Gerusalemme scrisse successivamente un altro celebre inno. Presto si diffuse nell’intera Europa l’uso di cantare con questi inni durante la festa di natale.
Altra figura importante immancabile nella notte di natale è Babbo Natale. Secondo alcune leggende metropolitane l’abito rosso di Babbo, sarebbe da attribuire ad un noto marchio di una bevanda alquanto zuccherina e frizzantina, ma la sua origine affonda le radici in tempi più lontani.
Il primo “Babbo Natele” fu Nicola vescovo di Myra, antica città greca della Turchia durante il IV secolo d.C., in tutto il mondo cristiano è conosciuto anche come il Nicola Taumaturgo per il gran numero di miracoli che avrebbe compiuto. Babbo natale è un uomo che lascia ai buoni grandi doni, questa prassi proviene proprio dall’usanza di S. Nicola di lasciare delle monete a chiaveva lasciato a lui dei panni. Nella tradizione europea cattolica i poveri iniziarono a lasciare le proprie calzature in chiesa durante la notte per avere in dono del denaro. In verità erano i ricchi mecenati a lasciare qualche moneta per beatificarsi agli occhi di S. Nicola.
Sleipnir il cavallo a otto zampe di Odino avrebbe poi ispirato l’immaginario comune nell’attribuire a Babbo Natale le sue renne, proprio questo cavallo era in grado di percorrere grandi distanze in pochissimo tempo. Durante il medioevo era uso comune fra i bimbi lasciare del cibo per il cavallo del dio, questa è un’usanza ancora oggi rispettata.
Il nome di Babbo Natale è arrivato solo nel IX secolo dall’evoluzione dal nome olandese di Sinterklas. Il nome fu cambiato, ma il personaggio mantenne le vesti color rosso del suo antenato. Alcuni studiosi pensano che le vesti del paffuto uomo siano da attribuire ad un miscuglio tra S. Nicola e il dio del Malgoverno di nome Norman, vestito di rosso.
Pensando al Natale, davanti ai miei occhi si apre uno scenario caldo, un bel camino con del fuoco scoppiettante al suo interno. L’uso del camino acceso è da attribuire alle feste pagane in onore di Yule durante il solstizio d’inverno. Ma quest’uso di accendere il fuoco, durante il solstizio d’inverno ( oggigiorno si accende per tutto il periodo invernale), proviene dalle antiche città sumeriche ed Egizie. Gli Egizi credevano che il solstizio d’inverno segnava la morte e la rinascita del dio Horus, dio del cielo e del sole. Il fuoco veniva acceso per 12 giorni per celebrare la morte e la rinascita del dio. Un evento simile avveniva nelle città della Mesopotamia durante la festa invernale di Zagmuk . In seguito, la cerimonia del fuoco divenne un elemento caratteristico della festa romana dei saturnalia, durante la celebrazione della forza di Mitra ( il mitraismo ha molti aspetti in comune con il cristianesimo e con la stessa figura di Cristo). Per i sassoni il fuoco acceso era la vittoria della luce sulle tenebre, quindi la vittoria del bene sul male e le ceneri venivano utilizzati durante l’anno perché si riteneva che avessero poteri magici. I cristiani rimanendo fedeli alla linea, tramutarono il simbolo del fuoco acceso in un simbolo di luce che avrebbe portato Cristo alla vittoria contro il mondo delle tenebre.
Proprio oggi ricordo di non aver mandato una cartolina ad alcuni amici lontani, ma per mia fortuna esiste il telefono. Ma l’uso di spedire cartoline natalizie entrò a far parte della tradizione nel XV secolo, grazie ai tedeschi. Ma come sempre le loro origini sono da ricercare in tempi più remoti, fino a soffermarsi nella civiltà egizia, infatti era loro uso mandare i propri saluti attraverso dei papiri riccamente decorati.
I fuochi d’artificio entrati ormai nel mirino delle forze dell’ordine, esplosi durante l’anno nuovo, non sono da attribuire ai cinesi come molti potrebbero aspettarsi, ma ad un londinese -1847.
Un elemento natalizio che mi affascina molto è il vischio. L’uso di baciarsi sotto il vischio si deve ai druidi che intravidero in quest’erba grandi potenzialità magiche, oltre ad essere un ottimo antidoto per i veleni, donava a chi lo ingeriva virilità. Ma la tradizione del bacio sotto il vischio ci viene regalata dagli antichi greci che consideravano questa pratica propiziatoria per avere una vita coniugale felice, infatti il vischio veniva utilizzato largamente nelle cerimonie matrimoniali. Gli antichi sassoni furono più furbi arrivavano a strappare un bacio tutte le volte che riuscivano a prendere una bacca con la bocca quando il vischio era sospeso per aria, quando le bacche terminavano anche il gioco amoroso giungeva al termine.
I regali natalizi, che rendono nervosi i pochi fantasiosi in questo campo, è un uso attestato dagli archeologi almeno 70.000 anni fa, le diverse tribù primitive in segno di stima donavano ai popoli confinanti ricchi regali in modo da mantenere un rapporto pacifico e sereno. Alle divinità o agli spiriti venivano fatti grandi doni durante l’inverno per assicurarsi il passaggio fulmineo di questa fredda stagione. Anche nel cristianesimo, leggendo la sua storia troviamo un evento dove protagonisti sono i doni, è durante la nascita di Gesù che i doni appaiono portati dai re magi.
L’uso di gettare i regali dal camino di Babbo Natale potrebbe derivare dalle popolazione germaniche, questi gettavano i doni su un focolare per sacrificarli agli dei.
In questi giorni siamo affaccendati nella preparazione di grandi cenoni, quest’usanza proviene dal popolo mesopotamico e dalla la festa di Zagmuk per augurare un prossimo raccolto prospicuo e veniva celebrata proprio in questi giorni. Nell’antico Egitto era un modo per venerare il dio del sole e per gli antichi romani per celebrare i Saturnali. Pensando al natale è inevitabile che l’immagine dei calzini appesi sul camino appaia nella mia mente, non si hanno notizie certe su questa tradizione, ma secondo una leggenda è da attribuire a S. Nicola. La leggenda narra che un padre rimase solo con le sue tre figlie, il povero uomo si indebitò e non riuscì a dare una dote cospicua alle sue figlie, il santo vedendo le disgrazie dell’uomo e sapendo che sarebbe stato troppo orgoglioso per accettare un suo aiuto gettò dal camino il denaro che finì nelle calze. Che sia vera o no questa storia, potrebbe anche spiegare in parte il perché babbo natale scende giù dai camini per depositare nelle case assonnate i propri regali.
L’usanza di costruire il presepe immancabile in tutte le case cristiane, al tal punto che è ormai divenuto una forma d’arte eccelsa, è dovuta a San Francesco d’Assisi nel lontano 1223.

Non importa se siamo cristiani, ebrei, atei, buddisti, il natale è per me il girono della bontà, il giorno in cui il povero si siede con il ricco. Chissà se l’uomo riuscirà un giorno ad avere il natale nel suo cuore per ogni giorno dell’anno.

Grazie per aver letto il mio blog in questi mesi, vi auguro un anno dove il sorriso sia padrone, dove la gioia sia il cibo esaudito del vostro cuore.
Auguri
Aria

4 commenti:

  1. parlavamo di questo proprio ieri sera!!! il tuo blog è sempre interessantissimo!
    Tantissimi auguri di serenità e pace.

    RispondiElimina
  2. Mi è piaciuta molto la tua conclusione. Il Natale si festeggia in un periodo dell'anno speciale, in cui era usanza universale evocare la luce che possa illuminare il buio inverno. Quindi è vero, è un periodo magico per tutti indipendentemente dal nostro credo.
    Buone feste!!!!!

    RispondiElimina
  3. Buone feste anche a te carissima!
    Bellissimo anche questo post.
    Baci!

    RispondiElimina
  4. Un periodo di rinnovamento che tu hai arricchito con sapienza di storia! E, come dici indipendentemente da dove si parte (origini delle usanze e religioni o simili) è importante dove si arriva!
    Auguri di pace e di gioia per te!

    RispondiElimina

Scoperta a Cuma una tomba del II a.C. con pitture parietali raffigurante un banchetto

Un banchetto per l’eternità sulle pareti della tomba del II a.C. scoperta a Cuma Campi Flegrei scoperta Tomba del II a.C a Cuma. Ph: fa...