lunedì 27 agosto 2018

Scoperta una sepoltura di epoca romana a Pontelandolfo

La scoperta è stata effettuata mentre erano in corso i lavori per la realizzazione di un parco eolico

Scoperta una presunta sepoltura di epoca romana a Pontelandolfo ( Benevento) (ph: facebook)
Pontelandolfo – La nuova scoperta archeologica è stata condotta a Pontelandolfo in località Sorgenza, mentre erano in corso i lavori per la realizzazione di un parco eolico.
Lo scavo ha portato alla luce una tomba di  1,20 metri per 90 centimetri,  è stato trovato all’interno anche i resti del defunto.
Sono state allertati i carabinieri e la Soprintendenza dei Beni Archeologici e delle Belle Arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, portando alla sospensione dei lavori e all’interdizione dell’area.
Secondo le prime indagini degli archeologi la tomba apparterrebbe al periodo romano, seguiranno altre indagini per dare un’identità storica alla scoperta.

lunedì 20 agosto 2018

Scoperta in Germania la più antica biblioteca del Paese

Gli scavi della biblioteca a Colonia. Ph: Gruppo Archeologico di Vicenza (Centro Ricerche Territorio)
Centro delle attenzioni dei vari appassionati di archeologia ed esperti è la città di Colonia in Germania.
Infatti,  nel centro di Colonia sono stati scoperti i resti, di quella che è stata considerata la  più antica biblioteca pubblica mia rinvenuta in Germania.
Si tratta di un edificio costruito di quasi due millenni, che potrebbe aver ospitato fino a 20.000 pergamene. Le pareti furono scoperte per la prima volta nel 2017, durante uno scavo, all’interno dell’area di proprietà di una chiesa protestante nel centro della città.
 Colonia risulta essere una delle più antiche  fondata dai romani in Germania, quindi  che la biblioteca appartenesse all’epoca romana era quasi scontato. La città fu  fondata dai Romani nel 50 d.C. con il nome di Colonia.
Gli archeologi hanno rinvenuto delle nicchie nelle pareti, che misuravano approssimativamente 80 per 50 centimetri, troppo piccole per contenere delle statue.
Ci è voluto un po’ di tempo per venirne a capo – era evidente che le nicchie erano troppo piccole per contenere statue all’interno. E infatti si sono rivelate essere una specie di ‘armadio’ per le pergamene”, dice il Dirk Schmitz del museo romano-germanico di Colonia.
“Sono molto comuni nelle biblioteche, le ritroviamo anche nella biblioteca di Efeso”.Non è chiaro quanti rotoli contenesse la biblioteca, ma probabilmente “un numero considerevole – forse 20.000”, afferma Schmitz.
L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Gli scavi della biblioteca a Colonia. Ph: Gruppo Archeologico di Vicenza (Centro Ricerche Territorio)
L’edificio doveva essere leggermente più piccolo della famosa biblioteca di Efeso, costruita nel 117 d.C. Schmitz ha descritto la scoperta come “davvero incredibile – una scoperta spettacolare”. “Risale alla metà del secondo secolo ed è come minimo la prima biblioteca della Germania, e forse delle province del nord-ovest romano” continua. “Probabilmente esistono altre città romane che disponevano di biblioteche, ma non sono ancora state scavate. Se avessimo trovato solo le fondamenta, non saremmo riusciti a capire che di trattava di una biblioteca. È stato grazie alle pareti con le nicchie, che abbiamo potuto affermarlo”. “L’edificio doveva essere destinato alla biblioteca pubblica” – prosegue Schmitz – “Si trova nel centro di Colonia, nel mercato o foro: lo spazio pubblico cuore della città. È costruito con materiali molto resistenti, e questi edifici, proprio perché di grandi dimensioni, erano pubblici”.
Le pareti, con le tre nicchie, saranno, ma saranno inseriti all'interno di un progetto di fruizione al pubblico, in modo da rimanere visibili. L'area archeologica sarà inserita nello spazio sotterraneo del Comunity Centre della Chiesa Protestante, attualmente in costruzione.

Scoperte archeologiche: Pompei, dalla Regio V affiora un delizioso ninfeo romano

Regio V, nuove scoperte da Pompei

Lungo la via del Vesuvio, procedendo verso sud è stata messa in luce la parte superiore di una fontana/ninfeo, con la facciata rivolta verso l’interno dell’insula, dove probabilmente si apriva un giardino.

La superficie finora esposta (parte superiore delle colonne, parte superiore della nicchia e frontone) è rivestita di tessere vitree e conchiglie, che formano complessi motivi decorativi. Al di sopra di una delle colonne è raffigurato un volatile.

L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Ninfeo Regio V
La casa di Giove recentemente portata alla luce durante questa campagna di scavo, dona ogni giorno importanti scoperte che vanno ad ampliare il puzzle di informazioni della Pompei romana.
(Video- Proprietà Parco Archeologico di Pompei)

martedì 14 agosto 2018

Scoperta archeologica:Pompei, riaffiora una domus di pregio con sulle pareti l'affresco di un Priapo

L’affresco di un Priapo, come quello della nota casa dei Vettii,
emerge dagli scavi della Regio V

E’ l’ingresso di una dimora di pregio
lungo via del Vesuvio, riccamente decorata
Un dimora di pregio su via del Vesuvio con stanze elegantemente decorate e all’ingresso un  Priapo affrescato, in atto di pesare il membro su una bilancia, sono  emersi nel corso dei lavori di riprofilatura dei versanti della Regio V che affacciano sulla via di Vesuvio, nell’ambito del cantiere dei nuovi scavi. 

Le operazioni in corso rientrano nel più ampio intervento di messa in sicurezza dei  fronti di scavo, che delimitano i 22 ettari di  area non scavata di Pompei, previsto dal Grande Progetto Pompei e che interesserà circa 3 km di fronti 

La figura di Priapo, a Pompei ben conosciuto per la raffigurazione che campeggia all’ingresso della casa dei Vettii, oggi appare per la seconda volta in questa domus poco distante. Dio della mitologia greca e romana, era secondo buona parte delle fonti, figlio di Afrodite e di Dionisio. (Leggende minori lo vogliono invece figlio di Afrodite e di Ermes o Ares, o Adone o Zeus). Era, gelosa del rapporto adulterino di Zeus con Afrodite, si vendicò con Priapo e gli diede un aspetto grottesco, con enormi organi genitali.
Il fallo, così spesso raffigurato in affreschi e mosaici dell’epoca, era ritenuto origine della vita, e per gli antichi romani un simbolo apotropaico, utilizzato contro il malocchio o per auspicare fertilità, benessere, buon commercio e ricchezza.
Non è un caso, difatti, che poco oltre un altro fallo in tufo grigio dipinto è emerso, lungo la strada, su una parete del vicolo dei balconi.  

La domus lungo via del Vesuvio che sta venendo alla luce, sta rivelando oltre all’affresco del Priapo posto all’ingresso (fauces),  anche  diversi ambienti dalla decorazione pregiata, tra i quali  una parete con un volto di donna entro un clipeo e una stanza da letto (cubicolo) decorata con una raffinatissima cornice superiore e con  due quadretti (pinakes) nella parte mediana, l’ uno con paesaggio marino, l’altro con una natura morta, affiancati da animaletti miniaturistici.

Sempre lungo la via del Vesuvio, procedendo verso sud è stata, invece, messa in luce la parte superiore di una fontana/ninfeo, con la facciata rivolta verso l’interno dell’insula, dove probabilmente si apriva un giardino. La superficie finora esposta (parte superiore delle colonne, parte superiore della nicchia e frontone) è rivestita di tessere vitree e conchiglie, che formano complessi motivi decorativi. Al di sopra di una delle colonne è raffigurato un volatile.

La tutela a Pompei, condotta correttamente e sistematicamente porta a straordinari rinvenimenti.- dichiara il Direttore Generale, Massimo Osanna – “ Ricerca, conoscenza (e dunque scavo), tutela e conservazione sono aspetti tutti strettamente connessi e non si possono portare avanti se non in maniera sistemica. Via di Vesuvio (da cui provengono i nuovi affreschi ), via delle nozze d'argento e via dei balconi, dove in questo momento si concentrano i lavori di messa in sicurezza, sono stati in passato oggetto di crolli ripetuti e perdita di materia archeologica (come il volto di Priapo). Interventi non sistematici fatti a posteriori, quando ormai il danno era avvenuto, hanno tamponato momentaneamente le criticità senza risolverle. Il progetto attuale è invece un imponente intervento caratterizzato da sistematicità e rigore metodologico che risolverà le criticità nel complesso, riprofilando i fronti di scavo per tutta la loro estensione. Le forze messe in campo annoverano per la prima volta a Pompei una nutrita equipè interdisciplinare di professionisti, che vede all'azione quotidianamente archeologi, architetti, ingegneri, geologi e vulcanologi, restauratori. Il team di archeologi inoltre è composto da specialisti nello scavo stratigrafico, paleobotanici, archeozoologi, antropologi fisici, insomma tutte le professionalità che permettono di portare avanti un cantiere di archeologia globale. Per gli affreschi inoltre sono stati coinvolti i professionisti dell'ISCR”

sabato 11 agosto 2018

Scoperto un antico molo a San Pietro in Bevagna, il video di Fabio Matacchiera

Scoperto un antico molo a San Pietro in Bevagna. Ph Fabio Matacchiera scoperta 2018

Nuova scoperta a San Pietro in Bevagna (Taranto)

San Pietro – La scoperta dell’antico molo è ad opera di Fabio Matacchiera, presidente del Fondo antidiossina onlus di Taranto, nei pressi di San Pietro in Bevagna (Taranto).
Matacchiera scrive su vivavoceweb, di aver effettuato il rinvenimento del molo qualche giorno fa, ha quindi allertato la Soprintendenza Archeologica della Puglia con sede a Lecce, ed inviando una foto a cercato di dare un origine storica alla scoperta.
Grazie all’utilizzo di un drone, sono state raccolte una moltitudine di immagini per capire meglio il sito ed interpellare i diversi studiosi.
Tra le varie ipotesi vi è quella che l’imponente molo apparterrebbe all’epoca ellenistica, mentre il prof. Mario Lazzarini, noto archeologo subacqueo, accosterebbe il molo ad un’epoca romana.
Giuliano Volpe, archeologo e accademico e professore ordinario di archeologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia, organizzerà una spedizione per fare chiarezza sul ritrovamento.
Fabio Matacchiera dà alcuni dettagli dell’imponente opera:
Lunghezza e larghezza del presunto molo: Analizzando le foto ed i video  si riesce ad intuire che il presunto molo debba aver avuto una lunghezza di circa 240 metri, una misura veramente importante, considerando che altre opere simili, rinvenute nel Mediterraneo, solitamente non superavano i 150 – 180 metri. La larghezza, invece, doveva attestarsi sui 20 metri.
Grandezza dei blocchi: I lati dei blocchi variano da 1 metro fino a 4 metri. Hanno forma pressoché parallelepipedale con spigoli stondati o hanno forma abbastanza irregolare, comunque sia, risultano in buona parte ben assemblati ed in fila tra loro, separati da un intercapedine.
Profondità: 7 metri
Distanza dalla costa: L’opera è esattamente parallela alla linea di costa, si trova al largo ad una distanza che per motivi di sicurezza è meglio non divulgare.
Di seguito il video delle riprese del Dott. Fabio Matacchiera

Articolo vivicentro.it

lunedì 6 agosto 2018

Archeologia, scoperte le tombe di Remochetni e Baqet II in Egitto

Ph: ministry of antique

Nuove scoperte in Egitto

Archeologia – Una missione archeologica egiziana-australiana del Macquarie University, guidata dal dott. Naguib Kanawati, ha scoperto due prestigiose  camere sepolcrali databili al Medio Regno. Le sepolture appartenevano a due membri importanti della casta egizia: Remochetni e Baqet II.
Il rinvenimento è stato effettuato durante i lavori di pulizia  dei cunicoli  delle  tombe dei due personaggi, nella necropoli di  Beni Hassan, nella frazione di El-Minya.
Il Dott. Mostafa Waziri, segretario generale del consiglio supremo delle antichità, ha  spiegato che la missione archeologica ha iniziato gli scavi nel 2009, ed è riuscita a scoprire queste camere di sepoltura durante l’ultima settimana della sua attuale stagione archeologica.
Il Dott. Ayman Ashmawi, capo dell’antico settore delle antichità egiziane, ha aggiunto che la sepoltura di Remochetni è posta a 17.5 metri di profondità.
Il cunicolo porta ad  una camera con un secondo corridoio che conduce ad una sepoltura a 3 metri di profondità. Si tratta di  una camera vuota con pianta rettangolare, probabilmente usata per la posatura del sarcofago,  presumibilmente rimosso dall’egittologo britannico “Percy E Newberry” che ha lavorato a Beni Hassan durante la fine del XIX secolo.
Il Dott. Ashmawi ha fatto notare che la camera di sepoltura ha due piccole camere laterali posti agli angoli orientali, mentre ad ovest sono stati trovati un certo numero  di contenitori alimentari fatti di argilla.
Gamal Elsemestawy, direttore generale del Dipartimento di antichità del medio Egitto,  ha riferito che la missione ha scoperto anche la parte superiore della camera di sepoltura di Baqet II oltre al ritrovamento di altre camere unilaterali.
Queste possiedono lo stesso design architettonico delle camere di sepoltura trovate nella tomba di Remochenti.
La missione ha trovato anche pitture parietali che raffigurano policrome scene, in  buone condizione di conservazione oltre che un certo numero di vasi di ceramica.
Il Dott. Naguib Kanawati capo del misssione ha riferito che dato che la missione archeologica è ormai giunta al termine, è stato bloccato l’ingresso delle camere con delle macerie per proteggere il ritrovamento.
La missione riprenderà a gennaio 2019 al fine di pulire, restaurare e studiare i quadri murali oltre che documentare pienamente i pozzi e le sue camere di sepoltura.
articolo vivicentro.it

sabato 4 agosto 2018

Scoperta archeologica. Pompei, riaffiora la domus del proconsole Nonio Balbo

Ph: Facebook. Casa di Nonio Balbo

Ancora meraviglie dalla Regio V

Pompei – La Regio V non smette di regalare agli appassionati di archeologia nuovi elementi che come piccoli parti di puzzle vanno ad incastrarsi a quelle già riaffiorate.
L’ultima clamorosa scoperta è stata la restituzione di una domus , denominata “vintage”, mentre il nome ufficiale è Domus Iovis, la Casa di Giove.
Massimo Osanna, il direttore del sito archeologico di Pompei racconta a IlMattino così la sensazionale scoperta:
“Una domus con decori “vintage in I stile, il cui proprietario doveva essere facoltoso e colto, conscio del valore di pitture già allora centenarie”.
 Secondo le prime indagini, la domus apparterrebbe al proconsole Marco Nonio Balbo, che decise d decorare la propria dimora con con il I Stile, quindi ambienti con uno stile vintage rispetto all’epoca in cui visse, mentre per le stanze private scelse decori in voga per l’epoca.
Un po’ di notizie su Balbo: Marcus Nonius Balbus nato a Nuceria Alfaterna, nel I secolo a.C.; deceduto ad Ercolano, I secolo a.C. fu  un politico romano, cavaliere e proconsole.
Fu pretore e proconsole della provincia di Creta e di Cirene, tribuno della plebe nel 32 a.C. e partigiano di Ottaviano (27 a.C.-14 d.C.).  Nonio Balbo fu un potente e ricco mecenate per la città di Ercolano , finanziando restauri e costruendo anche molti edifici pubblici.
l’importanza della figura politica romana si evince anche dalle numerose statue dedicate alla sua persona dopo la sua dipartita.
Nei pressi della dimora (Vicolo dei balconi, Regio V) sono stati rinvenuti anche i resti di un letto, una scena agreste e un nuovo ambiente decorato.
Articolo vivicentro.it

Scoperta archeologica: San Gimignano, riaffiorano parti di una villa romana

Ph: Facebook comune San Cimignano. Villa romana di Aiano

Riaffiora dalla terra 150 metri quadri di villa romana

Durante la campagna di scavi condotta con 30 studenti provenienti dalle università belghe e italiane sotto la direzione del professor Marco Cavalieri, sono emerse interessanti evidenze archeologiche.
Resti di pittura parietale, appartenenti a delle ville romane, sorgono dal terreno.
Durante la dodicesima campagna di scavo realizzata in collaborazione tra l’Università di Lovanio (Belgio) ed il Comune di San Gimignano sono emersi 150 metri quadri della villa romana e recuperando nuovi dati utili alla ricomposizione storico-archeologica del sito e dell’intera Valdelsa tra tarda Antichità ed alto Medioevo.
Lo scavo archeologico è stato correlato dalla realizzazione di diversi rilievi tramite fotogrammetria con drone e laser-scanner che, nell’inverno prossimo, saranno oggetto di rielaborazione da parte del CNRITABC di Roma al fine di una ricostruzione 3D del sito.
Le ultime scoperte per ordine di tempo, si tratterebbe di frammenti di affreschi, databili tra il IV e il V secolo d.C., imitanti vere specchiature marmoree, sono stati rinvenuti a decorazione delle pareti di una delle stanze della villa romana di Aiano, nel territorio di San Gimignano (Siena).
Si è anche proseguito con un secondo intervento di restauro al mosaico che decora la sala centrale della villa, in vista di una sua futura apertura al pubblico.
articolo vivicentro.it

giovedì 2 agosto 2018

Archeologica, trovata un’antica caupona lungo la Via Appia sono i resti divia-appia-antica-2 Foto Facebook di Tonino Santucci Nuceriola?

via-appia-antica-2 Foto Facebook di Tonino Santucci

Ancora scoperte lungi Via Appia, è forse l’antica Nuceriola

Archeologia – La nuova scoperta arriva da un’equipe di Archeologi dell’Università di Salerno guidata da Alfonso Santoriello, docente di Archeologia del paesaggio.
Secondo le nuove riscontrante, sarebbe sorta dalla terra durante gli scavi un tratto di strada della Via Appia, un’antica strada che collegava Roma a Brindisi.
Secondo quanto dichiara a Repubblica Santoriello sul tratto di strada è lungo circa 14 metri e risale al terzo secolo a. C.:
“Sicuramente è un pezzo dell’Appia antica Costeggiava un abitato, all’interno del quale abbiamo rinvenuto un importante quartiere artigianale che si estende per 400 metri quadrati, databile tra il primo secolo avanti e il primo dopo Cristo“.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, il sito potrebbe essere stato non solo un’antica stazione di sosta chiamata dai romani Caupona (Per il viaggiatore comune erano disponibili infatti le cauponae, sorta di aree di servizio che andarono a costituire una rete privata lungo le strade romane, sorgendo spesso nei pressi delle mansiones.), ma anche un piccolo centro abitativo.
Fra le prime ipotesi è stata avanzata l’idea che ciò che è emerso sia quello che rimane di Nuceriola, scalo principale dell’Appia prima di Beneventum.
Nella stessa area di scavo, nel 2016 fu ritrovata un’epigrafe risalente al 42 a.C. riportante la ricostruzione di un “censorium”, un tipo di edificio governativo.
Santoriello ha deciso di istituire una campagna crowfunding, al fine di supportare economicamente le attività svolte  nella zona dagli archeologi, infatti una continua attività sul campo potrebbe  portare a nuove scoperte e quindi allo scioglimento dei dubbi iniziali.
Articolo su vivicentro.it

mercoledì 1 agosto 2018

Terme di Diocleziano, un viaggio nel tempo in 3D

Terme di Diocleziano Roma. Picture found on Flickr, and was created by Antmoose / Anthony M

Le Terme di Diocleziano in 3D

Dal 2 agosto le Terme di Diocleziano  apriranno ai turisti un nuovo percorso in 3D che permetteranno al pubblico di ammirare il monumento,  sede del Museo Nazionale Romano, esattamente come appariva nel IV secolo d.C..
Come un viaggio nel tempo sarà possibile ammirare gli  immensi spazi architettonici, gli elaborati pavimenti coperti da mosaici e da marmi policromi, i particolari giochi di acqua delle fontane e le eleganti figure sulle pitture parietali.
Il tutto sarà reso possibile da una innovativa tipologia di audio-video-guida fornita dal CNR: uno speciale visore VR, dotato al suo interno di uno smartphone con uno specifico software, che offre agli occhi la ricostruzione 3D a 360 gradi degli spazi visitabili dell’antico complesso delle Terme.
Cliccando un semplice pulsante l’apparecchio riprodurrà gli ambienti in cui il pubblico si trova con una prospettiva che copre tutto lo spazio visivo, dando anche una breve descrizione audio.
Qualche notizia in più:
Le Terme di Diocleziano (Thermae Diocletianae), le più grandi Terme della Roma antica, furono iniziate nel 298 dall’imperatore Massimiano, nominato Augustus dell’Impero romano d’Occidente da Diocleziano, e aperte nel 306, dopo l’abdicazione di entrambi. Si trovavano tra le attuali piazza della Repubblica, piazza dei Cinquecento, via Volturno e via XX Settembre, in un’ampia area in cui sono ancora conservati cospicui resti.
Nel 2013 il circuito museale del Museo nazionale romano è stato il ventunesimo sito statale italiano più visitato, con 247 795 visitatori e un introito lordo totale di 909 016,50 Euro.
Le terme furono costruite per servire i popolosi quartieri del Quirinale, Viminale ed Esquilino, e per la loro realizzazione fu smantellato un intero quartiere, con insulae ed edifici privati regolarmente acquistati e con lo sconvolgimento della viabilità preesistente.

Scoperta a Cuma una tomba del II a.C. con pitture parietali raffigurante un banchetto

Un banchetto per l’eternità sulle pareti della tomba del II a.C. scoperta a Cuma Campi Flegrei scoperta Tomba del II a.C a Cuma. Ph: fa...