domenica 20 maggio 2018

Il calcio: invenzione cinese di 4500 anni fa


Ph: Tsu Chu. Facebook blog calcio cinese
È idea comune che la patria del calcio sia il mondo anglosassone, ma in realtà non vi è nulla di vero. Al mondo inglese va il merito di aver creato le regole del calcio moderno, ma la storia del calcio ha radici molto profonde in una terra molto lontana.
La storia ci porta indietro di  4500 anni, durante l’epoca dell’impero Giallo di Huangdi (che regnò tra il 2697 e il 2597 a.C.), le truppe militari si sfidavano in un gioco chiamato Tsu Chu, che letteralmente significa “palla calciata con i piedi”.
 La palla utilizzata era colma di piume e capelli femminili. Lo scopo del gioco era calciare il pallone in un buco sostenuto da due canne di bambù (per alcuni versi ricorda quello praticato dalle civiltà precolombiane).
Lo Tsu  Chu, fu importato in Giappone portando così alla nascita delle prime dispute internazionali fra i due Paesi orientali.
Continuando il nostro viaggio, tracce dell’antenata disciplina calcistica, si intravedono intorno al IV secoloa.C. in Grecia. Qui si affermò quello che prese il nome di Episkyros, costituito da due squadre da 12-14 giocatori a cui era ammesso toccare la palla anche con le mani.
A Sparta sembra essere attestata una primitiva forma di competizioni fra diverse squadre, per l’esattezza 14 squadre, che si sfidavano durante la festa annuale. A questo gioco erano ammesse anche le donne.
Invece a Roma l’Episkyros prese il nome di Harpastum (dal greco arpazo, cioè afferrare o strappare con forza). Si giocava con una piccola palla contesa da due squadre, in un terreno rettangolare delimitata da una linea che attorniava il campo e una centrale. Lo scopo del gioco era quello di poggiare la palla sulla linea di fondo della squadra avversaria. A differenza del calcio odierno, oltre ai passaggi con gli arti inferiori, erano consentiti anche quelli con le mani.
Per 800 anni le legioni romane portarono il gioco per l’intera Europa diffondendolo soprattutto nell’isola Britannica.
Nel ‘200 è attestato un gioco chiamato Large-football proveniente dalle isole Britanniche, famoso per la brutalità con cui i giocatori lo praticavano durante il carnevale londinese. La sua fama di gioco violento lo portò ad essere bandito. Edoardo I infatti, proibì il gioco nei luoghi pubblici per poi essere messo al bando da Enrico V.
In Inghilterra il calcio ritorna nel 1617 con Giacomo Stuart e fu praticato quasi esclusivamente dai giovani universitari.
Furono stilate le prime regole scritte chiamato dribbling-game che prevedevano un gioco disputato da due squadre di 11 ( 11 perché le camerate degli universitari erano composte da tale numero) o 22 giocatoriciascuna e prevedeva l’uso di entrambi gli arti. Questo tipo di gioco era un misto tra il calcio e il rugby fino alla totale separazione e alla nascita di quest’ultimo nel 1846Da questa data in poi nasce quella che è considerata la vera storia del calcio.
La diffusione del gioco del calcio vera e proprio si ebbe nelle olimpiadi di Londra nel 1908
Il calcio da allora è cambiato, a volte in bene a volte in male. Ciò che invece non è cambiato e l’amore che unisce in un unico posto più persone che condividono la passione per un’unica squadra.

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sabato 19 maggio 2018

Pompei: ritrovato nuovo affresco dell'Adone Ferito


Ph: Facebook Pompei Parco Archeologico
Gli scavi della Regio V del sito di Pompei, continuano incessantemente, portando alla luce nuove e preziose scoperte come: nuovi ambienti e altri tesori.
In una delle case, parzialmente scavata e indagata nel tardo ottocento, quella che è denominata “la casa di Giove”, in questi ultimi giorni è oggetto di scavo e di esplorazione completa e sistematica. Dalle concrezioni lapillari, emergono diversi ambienti: pareti dai colori luminosi, tipici del periodo e alcuni affreschi.
Tra le pitture parietali di notevole pregio è sorta la prima scena mitologica trovata finora su questo cantiere: probabilmente si tratta di Adone Ferito tra le braccia di Afrodite, circondato da amorini.
L’avvincente mito è intriso del concetto di Amore e Morte: Adone viene ferito fatalmente da un cinghiale aizzatogli contro da Ares, geloso della sua amante Afrodite, che si era innamorata dell’aitante giovane.
Già un affresco dallo stesso tema si trova in un’altra casa, il celebre affresco dell’ ”Adone ferito”, dall’omonima casa pompeiana sita in via di Mercurio, restituito alla sua originaria bellezza a seguito dei recenti interventi di restauro. Si tratta di una meravigliosa megalografia di IV stile, raro esempio rinvenuto a Pompei del tema dell’Aidone Ferito e dopo l’ultimo ritrovamento sembra non essere più il solitario tema trattato a Pompei.
Questo ritrovamento sicuramente apre nuovi scenari mitologici legati al culto religioso nell’antica città romana.
Articolo su vivicentro.it

Un Prezioso Papiro di Seneca il Vecchio sorge dalle ceneri


Ph: immagine estrapolata video IlMattino
Il Frammento riconosciuto appartenente a Seneca il Vecchio era custodito da tempo fra i Papiri Ercolanesi, nella Biblioteca Nazionale di Napoli. I frammenti del Papiro sono giunti sino a noi perché l’incendio che li travolse, durante l’eruzione,  ha evitato di deteriorarli.
Lo scritto  apparterrebbe alle “Historiae ab initio bellorum civilium” di Lucio Anneo Seneca, opera conosciuta anche come “Oratio in Senatu habita ante principem”.
Lucio Anneo, detto anche il Retore, visse a cavallo tra il 54 a.C. e il 39 d.C. , fu il padre del celebre filosofo Seneca il Giovane. Originario di Corduba (in Spagna), visse poi l’intera sua vita a Roma fino alla morte nel 39 d.C.
Durante il 1700, 125 papiri latini furono recuperati dagli scavi di Ercolano, il papiro che porta il numero 1067è stato il frammento fortunato per essere soggetto di studi della filologa Valeria Piano, che è riuscita a dare una paternità agli scritti.
Già gli studi preliminari, avevano fatto intuire che si trattasse di uno scritto di un certo livello per l’eleganza della scrittura e della sua forma. La prima ipotesi, subito dopo scartata ne vedeva il padre del papiro in Lucio Manlio Torquato (politico appartenente alla Gens Manlia).
Il papiro è suddiviso in 16 frammenti provenienti da uno stesso rotolo lungo 13 metri, l’opera  tratta di argomenti  storici- politici dei primi anni del principato di Augusto e Tiberio (27a.C.-37d.C.). Doveva contenere un discorso di tenore politico composto da Lucio Manlio Torquato e pronunciato in Senato al cospetto dell’imperatore (per questo l’errore iniziale sull’identificazione paterna).
Lo studio minuzioso della filologa è stato accompagnato dalla tecnologia, infatti grazie all’aiuto di elaborati microscopi e immagini multispettrali, è stato possibile ricostruire al computer dello scritto romano.
Il Papiro 1067 testimonia l’unica opera diretta di Seneca il Vecchio eliminando la teoria di alcuni studiosi che nessun scritto fosse stato elaborato dal padre del famoso filosofo latino.
Articolo si vivicentro.it

venerdì 18 maggio 2018

Guardistallo: ritrovata presunta Tomba del "Capo Villaggio"


In Italia affiorano giornalmente importanti reperti che arricchiscono la storia del nostro Paese; è di ieri la notizia di un eccezionale ritrovamento nel centro della cittadina di Guardistallo nel pisano.
La tomba risalirebbe al 3500-3000 a.C. e sarebbe stata trovata da un privato che ne avrebbe intravisto alcuni reperti. Dopo le prime indagini,il terreno ha lasciato in superfici i resti di uno scheletro di un adulto, delle punte di freccia e un’ascia.
Nei primi del ‘900, nella cittadina Pisana erano state rinvenute sporadiche evidenze archeologiche facenti parte del periodo Eneolitico (3000-2000 a.C.), testimoniando come nell’Età del Rame la zona fosse già abitata. Quei reperti oggi custoditi al Museo Archeologico di Cecina, sono utili, insieme a questi ritrovati negli ultimi giorni a creare un quadro un po’ più chiaro del periodo di appartenenza.
Il Sindaco di Guardistallo, Sandro Ceccarelli,  dichiara:
“Importantissimo ritrovamento di tomba riconducibile all’età del Rame, vicino al centro del paese.
Guardiatallo non è nuovo a questi ritrovamenti, alcuni nel museo di Cecina, ma questa volta sono di fattura estremamente eccezionale.
I resti umani, del nostro avo, si sono conservati benissimo. Gli utensili ritrovati perfetti nella forma e nella conservazione, lasciano presumere che fosse una persona importantissima, un capo villaggio potente, un cacciatore, un uomo che deteneva il potere della zona.
Il ritrovamento è avvenuto casualmente da un bambino di circa 11 anni in villeggiatura nel nostro borgo, appassionato di Indiana Jones.
Subito informati i nostri Carabinieri, che sotto le direttive del Comandante di Stazione Loprencipe , hanno protetto il prezioso tesoro e il luogo del ritrovamento.
Informato immediatamente dell’accaduto ho messo subito a disposizione la logistica del nostro Comune di Guardistallo, gli operai con le direttive del Geometra Fabrizio Sacchini, hanno aiutato il disboscamento e agevolato lo spostamento della terra da scavo.
Tutte le operazioni sono state eseguite sotto la superiore supervisione della soprintendenza e l’esperienza della Dottoressa Sorge.
Il tutto tenuto protetto per maggior sicurezza fino la fine degli scavi.
Guardistallo ancora una volta si dimostra fin dagli albori della vita, il luogo preferito dall’uomo.”

link articolo su vivicentro.it 

giovedì 17 maggio 2018

Tradotte le tavolette che indicherebbero il luogo della città perduta di Mardaman


Durante il 2017, alcuni archeologi dell’Università  di Tubinga, in Germania, scoprirono delle tavolette a Bassetki, nella regione del Kurdistan in Iraq.
Già nel 2013 furono fatti alcuni ritrovamenti sporadici nell’area, senza però capire di che insediamento si trattasse (negli anni ’60 fu riportata alla luce una statua di un individuo priva di vesti). Solo lo scorso anno, sono state riportate alla luce le 92 tavolette cuneiformi nascoste in un vaso di terracotta trovato nei pressi di un palazzo.
Le Tavolette risalirebbero circa al 1250 a.C., durante l’impero Assiro e rivelerebbero che nei pressi dell’odierna  Bassetki sorgeva la città perduta di Mardaman. La città fu abitata per migliaia di anni e i resti
Ph: Peter Pfälzner, Universität Tübingen
lasciati dagli abitanti formano una collina chiamata “Tell”.
L’archeologo  Peter Pfälzner afferma che Mardaman doveva essere in quel periodo una città molto influente, punto centrale delle rotte commerciali tra: Mesopotamia, Anatolia e Siria; apparendo a volte antagonista dei poteri mesopotamici.
Dal 2017 gli archeologi sono stati occupati nella ristrutturazione delle tavolette arrivando poi alla traduzione, grazie al lavoro della dottoressa Betina Faist esperta in Lingua Assira. La traduzione ha portato all’identificazione della città reale di Mardaman nell’odierna Bassetki, a volte denominata anche Mardama.
Le rovine della città nei pressi dell’odierno centro abitato, farebbero risalire Mardaman a 4800 anni fa.  Ebbe inizio, presumibilmente, tra il 2800 a.C. e il 2650 a.C. e raggiunse il suo apice tra il 1900 a.C. e il 1700 a.C.  La città continuò a prosperare nel periodo neo-assira, che durò dal 911 a.C. al 612 a.C.
La città faceva parte di un grande impero ma, come dimostrano alcune evidenze archeologiche in altri siti, spesso rappresentava un regno indipendente.
Il palazzo che custodiva le tavolette, si suppone che fu distrutto intorno al 1200 a.C., anche se la città continuò la sua esistenza, infatti alcune parti del sito appaiono distrutte e poi ricostruite.
Inoltre le tavolette rivelerebbero il nome di governatore assiro di un’area provinciale fino ad ora sconosciuta. I ruoli del governatore Assur-nassir e i suoi affari amministrativi e commerciali con la città perduta, sono stati incisi in caratteri cuneiformi nelle tavolette di argilla ancora cruda.
Il vaso di terracotta che conteneva le tavolette era avvolto in uno spesso strato di argilla, questo suggerisce che gli abitanti della città le conservassero intenzionalmente. Fu attuata questa pratica, secondo Pfälzner, per nascondere le tavolette dopo la distruzione del palazzo.
 Gli scavi a Mardaman sono ancora in corso, fortunatamente, la città antica è stata risparmiata dai saccheggi, molto quindi, dovrà essere scoperto.
credit: vivicentro.it

Scoperta a Cuma una tomba del II a.C. con pitture parietali raffigurante un banchetto

Un banchetto per l’eternità sulle pareti della tomba del II a.C. scoperta a Cuma Campi Flegrei scoperta Tomba del II a.C a Cuma. Ph: fa...