mercoledì 30 settembre 2009

Acamante: la leggenda di Fillide

Acamante è un personaggio della mitologia greca a cui le fonti attribuiscono due identità. Una parte delle fonti considera Acamante come figlio di Teseo e di Fedra e quindi fratello di Demofoonte.
Secondo le testimonianze Acamante si recò a Troia con Diomede (possessore delle cavalle mangiatrici di uomini) per portare Elena in patria. Rimase nella città per tutta la durata della guerra e insieme ad altri valorosi guerrieri si nascose nel ventre del cavallo di legno, ingegnoso piano architettato da Odisseo (Ulisse).
Altre fonti lo vedono come figlio di Antenore e di Teano.
Ad Acamante è collegata una triste e tenera leggenda, infatti si narra che l'eroe greco durante il suo viaggio verso Troia, sostò per qualche giorno in Tracia. Qui conobbe la principessa di questa terra, Fillide appena i due giovani si incontrarono, nacque un tenero e sconvolgente amore. Ma il destino di Acamante era segnato e il giovane doveva partire con gli Achei alla volta di Troia. La fanciulla attese l'innamorato per dieci anni e non vedendo nessuna nave all'orizzonte si lasciò morire di dolore. La dea Atena ( spunta sempre qualche divinità in soccorso al/alla disperata/o trasformandolo in qualcosa di inerme) impietosita dalla struggente storia d'amore, tramutò Fillide in un albero di mandorlo. Quando al giovane giunse la notizia della morte della dolce fanciulla, si recò nel luogo dove sorgeva l'albero e colmo di amore e dolore lo abbraccio. Fillide riconoscendo il suo amore per ricambiare quel dolce abbraccio fece spuntare dai nudi rami bianchi e piccoli fiori. Ancora oggi l'abbraccio fra i due innamorati è visibile durante la primavera, quando dai rami degli alberi di mandorlo sorgono i piccoli fiori bianchi a testimoniare l'amore eterno dei due giovani.

Secondo Ovidio il giovane della leggenda fu Demofoonte ( o Demofonte) e non Acamante.

(foto: quadro di Sir Edward Burne Jones, "Fillide e Demofonte")

domenica 27 settembre 2009

Moai: luce sulle statue dell'Isola di Pasqua


Le statue di Rapa Nui affascinano sia appassionati che non della cultura precoloniale dell'isola di Pasqua. Forse ciò che attira l'attenzione è il mistero che aleggia attorno ai Moai, il non sapere come e perchè siano stati costruiti porta l'uomo ad interessarsi sempre di più a queste monolitiche statue.
I moai sono statue ricavate da un unico blocco di tufo vulcanico, alti da m 2,5 a m 10.
Gli studiosi da tempo si chiedono come siano state costruite delle statue così titaniche e chi siano i personaggi rappresentati. Ciò che affascina ancor più gli studiosi è il dubbio amletico di come il grande copricapo rossastro sia stato portato in cima al capo delle statue.
Le sculture hanno tutte un atteggiamento austero, labbra serrate e sguardo perso nell'orizzonte.
Recenti studi aprono una finestra luminosa su questo mistero, secondo i ricercatori i cappelli posti sopra le statue furono creati in una cava localizzata a Puna Pau, la cava era nascosta dentro un cratere di un vulcano ormai inattivo da tempo. Costruiti in loco, i cappelli venivano fatti rotolare, forse su tronchi, fino al luogo di innalzamento delle statue.
Ciò che gli esperti non riesco a spiegarsi è il metodo utilizzato per innalzare il copricapo sulle statue. Nonostante la non risposta al mistero, nella cava è stata trovata un'ascia in ossidiana con valore religioso e la posizione in cui è stata rinvenuta suggerisce agli studiosi che la strada adiacente altro non era che un tragitto cerimoniale che conduceva alla cava. La convinzione che tale strada fosse ritenuta sacra e di conseguenza anche la cava, è data dalla notizia che i Polinesiani consideravano la natura e la terra in cui vivevano come un organo vivente e quindi quando la roccia veniva tagliata per creare le statue gli spiriti si impossessavano di queste, divenendo così oggetti di culto.
Aspettiamo ancora nuove scoperte e ricordate IL PASSATO POCHE VOLTE NON VUOLE ESSERE SCOPERTO

venerdì 25 settembre 2009

L'archeologo oggi


In questi ultimi giorni, forse a causa della materia che sto preparando, forse l’area che si respira attorno al Bene Culturale, ho pensato molto al futuro di un archeologo. È una strada piena di ostacoli e fatiche, non certo 12 come quelle di Eracle ma molte molte di più, malgrado ciò l’archeologo è una figura non riconosciuta tutt’oggi dallo stato. Studiare archeologia non è come andare a fare due passi con l’amato fido, ma è qualcosa che impegna l’anima e la mente, il corpo e a volte pure la salute.
Ancora oggi non esiste un albo degli archeologi, non esiste sicurezza per chi lavora in questo campo, eppure l’Italia è ricca di antichità e tesori sepolti e sommersi.
Voci di “corridoio” affermerebbero che la lunga lotta di chi è nel campo dell’archeologia sta per svolgere verso la vittoria, infatti si parla di creare un albo dell’archeologo, dove può iscriversi solo chi ha conseguito specifici studi. Se tale voce fosse vera penso che il metodo per entrare a far parte di questo albo sia da ritenere valido, almeno in questo modo nessuno in Italia potrà improvvisarsi archeologo senza avere i titoli adatti per esserlo. Studiare archeologia non è per tutti, come non è per tutti fare il medico, l’avvocato, il dentista, il muratore, il cameriere. Ci vuole passione e devozione verso ciò che si sta studiando e soprattutto si deve essere coscienti che l’archeologia, non mi stancherò mai di ripeterlo, non è un gioco a chi trova prima il tesoro, ma una scoperta di reperti che potrebbero essere pure spazzatura ma comunque preziosi perché raccontano il nostro passato.
Mi raccomando, chi volesse intraprendere una simile strada, la prima domanda da porsi è: “ L’archeologia è la mia passione più grande? So cosa vuol dire essere un archeologo?”


(foto: l'archeologo solitario di Giorgio de Chirico)

sabato 19 settembre 2009

Academo

Academo o Echedemo fu colui che rivelò ai Dioscuri il nascondiglio di Elena quando fu rapita da Teseo e Piritoo e portata in Attica.
Sul luogo dove fu sepolto Academo si narra che sorse l'Accademia, la scuola filosofica del famoso Platone

giovedì 17 settembre 2009

Afrodite: il principio


Dopo aver affrontato l'argomento dell'origine del tutto nella mitologia greca, il posto di personaggio centrale oggi viene lasciato alla dea dell'amore, Afrodite.
Fu una divinità creata prima ancora di Zeus, a quanto pare per gli antichi greci l'amore era così importante da considerare Afrodite come colei che nacque prima fra tutti gli dei del Pantheon greco.
Ciò che rende famosa questa dea, oltre al fatto di essere legata all'amore, è l'unione con il Mediterraneo. infatti essa rappresenta la dea più antica, fra quelle conosciute, collegate al nostro mare. Afrodite nacque dal sangue di Urano, ma è dalle acque del Mar Mediterraneo che sorse e per questo ha conferito a questa divinità il titolo di Dea Mediterranea.
Come sappiamo e come già discusso, Afrodite nacque dalla spuma delle onde del mare e alcuni studiosi accosterebbero l'aspetto schiumoso delle onde con l'aspetto schiumoso dello sperma e quindi confermerebbe il dominio di Afrodite nella sfera sessuale e amorosa.
All'inizio la dea era collegata alla natura, ma nella Grecia classica perse questa qualità accostandosi invece alla passione dell'anima umana.
Afrodite con il passare dei secoli ha perso la sua origine cosmologica, però questo aspetto è possibile riscontrarlo in alcuni caratteri legati alla dea. Infatti, i Santuari a lei dedicata, sono collocati sulla cima dei monti. Questi luoghi sono considerati da sempre come punto di contatto tra il cielo e la terra. Quando i pellegrini giungevano in cima al monte erano accolti dalle Sacerdotesse che praticavano la "Prostituzione Sacra".
Un altro elemento che amplia la lista delle caratteristiche celesti è l'identificazione di questa divinità con il pianeta Venere (chiamata con questo nome anche dai Romani).
Come stella della sera annunciava le tenebre e quindi il sorgere del desiderio, ma veniva accostata anche alla morte perchè metteva in relazione il fuoco simbolo di passione e il freddo simbolo della morte e dell'assenza di luce. Quindi in Grecia Afrodite era rappresentata come dea dell'amore ma accostata anche alla morte. Questo accostamento, amore-morte, lo troviamo anche nella Venere Libitina (antica dea Italica il cui culto derivava da quello di Afrodite)dei Romani.
Afrodite è la dea Astarte per i fenici. Astarte veniva considerata come stella del mattino (associazione al pianeta Venere considerato stella del crepuscolo) ed era associata all’ardore della guerra. Un collegamento tra guerra e amore è visto nella storia di Afrodite quando compare nel racconto epico pure Ares, dio della guerra.
Afrodite, come molte divinità, è collegata ad altri Numi:
Venere Romana
Grande Madre
Inanna
Astarte
Iside
Il collegamento tra Vicino Oriente e Afrodite è molto forte soprattutto quando nella storia della dea compare la figura di Adone, visto dagli studiosi come il Tammuz siriano.
La storia dell’ amore con Adone è stata raccontata da diversi uomini nel passato, ogni racconto ha una versione differente, la più famosa è la seguente:
Adone era figlio di Smirna o Mirra, quest’ultima subì la vendetta di Afrodite perché la madre l’aveva definita più bella persino della dea dell’amore. Così Afrodite fece in modo che Smirna si innamorasse del padre e la indusse a giacere con lui dopo essersi ubriacato. Questo dopo essersi accorto dell’accaduto, inseguì la figlia già gravida, che supplicando Zeus o Afrodite per aiutarla fu tramutata in una pianta di Mirra. Il padre conficcò la spada nel tronco della pianta da cui uscì un fanciullo che la dea dell’amore prese con se. Lo chiamò Adone il cui nome significa semplicemente uomo. La dea vedendolo così bello decise di tenerlo tutto per se, lo chiuse in una cassa e lo affidò a Persefone, regina degli inferi, con la raccomandazione di non aprirla. La regina, curiosa più di Pandora, aprì la cassa e dopo aver visto Adone si rifiutò di restituire l’avvenente giovane. Fu chiamato come arbitro ( ruolo che compare spesso nella mitologia greca)Zeus, questo decise che il verdetto sarebbe stato pronunciato dalla Musa Calliope, musa della poesia epica, decise che Adone sarebbe stato libero per un terzo dell’anno, con Afrodite per un altro terzo e il restante periodo con Persefone. Il povero ragazzo oltre a perdere la libertà, dovette pure sopportare ferite dolorose, infatti per passare dalla vita alla morte, quindi da Afrodite a Persefone, veniva ucciso da una ferita provocata da un cinghiale. Nel passaggio dal mito orientale a quello greco il cinghiale atro non era che Ares geloso per aver subito il tradimento.
Malgrado il rapporto di parentela fra il dio della guerra e la dea dell’amore, essi erano legati da un legame sentimentale oltre che fraterno. La figura della dea è importante nella guerra, perché con i suoi impulsi benefici assopiscela crudeltà che il dio potrebbe portare sulla terra.
Proprio per gli impulsi benefici che porta, la dea fu associata alla colomba simbolo di purezza la purezza e amore verso l’uomo. Da ricordare che la colomba compare ad annunciare la fine del diluvio sia nella versione assiro-babilonese che in quella ebraica.
Come già detto Afrodite incarna anche la Grande dea Madre. Infatti nella sua forma di dea mediterranea incarna la Dea Madre, legata alla terra, alla fecondità di quest’ultima e ai suoi doni. Anche la dea Venere Romana prima di essere la dea dell’amore fu la dea dei giardini, degli orti e delle erbe.
Nel mito classico ciò che ricollega la Dea dell’amore con la terra è l’associazione alla mela, in particolare la cotogna, ma anche la rosa e soprattutto il mirto. La dea infatti dopo essere sorta dalla spuma del mare si nascose dietro ad un arbusto di mirto, che da allora restò legato alla dea.
Come Grande Dea Madre era collegata anche all’evento del parto, di questa caratteristica se ne conserva traccia nel culto attico di Afrodite Genetillide e in quello latino per la Venus Genetrix.
Altre fonti vedono la dea dell’amore come figlia di Zeus e Dione.
Accanto ad Afrodite era solito stare la figura di Eros, che per molte fonti fu generato ancora prima di Afrodite e fu appunto lui a far unire le primordiali forme. Eros fu poi considerato successivamente figlio di Afrodite, capriccioso bambino in grado di far sorgere un sentimento di puro amore anche nel cuore più freddo.
Questa fu la travagliata e immensa storia della dea dell’amore, lei è stata dimenticata ma il suo potere continua a sopravvivere oggigiorno.

Acacallide

Fu la figlia di Pasifae e Minosse, famoso re di Creta.
La leggenda racconta che la giovane fu esiliata dal padre in Libia perchè sedotta da Apollo da cui ebbe tre figli Mileto che fondò la famosa città omonima, Nasso che fondò la città di Nasso e Anfitemi conosciuto come Garamante.
Minori fonti raccontano invece che la fanciulla fu sedotta da Ermes da cui ebbe un figlio di nome Cidone.

venerdì 11 settembre 2009

Scoperto il più antico frammento della Bibbia


Un argomento che mi sta a cuore è quello della religione cristiana, non so proprio definire il perché, eppure non credo al Dio Cristiano e a tutta la favoletta della Bibbia.
Sbagliate se uno dei vostri pensieri è : "Parla, tanto non sa nulla di quello che successe o della storia del cristianesimo", chi pensa ciò sbaglia. Infatti prima di dire:" Io non credo" ho studiato e ho letto molto sulla storia di Cristo e di Dio e devo dire che mi sono fatta le mie teorie, che non posso qui dire, ma un giorno forse le porrò per iscritto in un libro.
È di questi giorni una notizia per me affascinante, uno studente, mentre si trovava a spulciare le scartoffie del monastero di Santa Caterina, nel Sinai, ha trovato un piccolo frammento di Bibbia appartenente al Codex Sinaiticus, il codice più antico che narra i fatti della Bibbia. Il frammento era stato riciclato per la rilegatura di un manoscritto del XVIII secolo.
Il Codex Sinaiticus è trascritto in Greco Onciale, un tipo di scrittura minuscola antica. Sul manoscritto originariamente era possibile leggere l'Antico Testamento nella traduzione fatta dai Settanta ( in un altro post vi racconterò le varie traduzioni che sono state fatte della Bibbia durante l'arco dei secoli e che la chiesa evita di dire a causa delle continue manomissioni avvenute nei secoli).
Non si sa chi sia l'autore del Codex, molti pensano che fu creato sotto commissione di Costantino dopo la sua conversione al cristianesimo ( avvenuta più per interessi che per fede).
I frammenti che possiedono gli studiosi sono stati sottoposti a differenti analisi è ciò ha portato alla luce un evento frequente per i tempi del Codex, fu soggetto a diverse correzioni e per questo è difficile cercare un unico proprietario.
Sicuramente altri frammenti ritorneranno alla luce anche perché il passato poche volte non vuole essere ritrovato.


(Foto: copia del Codex)

Abdero


Abdero era l'eròmenos ( secondo la Pederastica greca il termine indica un adolescente che aveva un rapporto di amore con un uomo adulto chiamato erastes) di Eracle. La mitologia greca narra che fu figlio di Ermes o fratello di Patroclo (inseparabile compagno d'armi di Achille) e quindi figlio di Menezio. Abdero accompagnò Eracle durante la sua ottava fatica, questa consisteva nel catturare le Cavalle antropofaghe di Diomede, re dei Bistoni. Quando le cavalle furono affidate ad Abdero, questo fu divorato dalle terribili creature. Eracle per vendetta diede in pasto alle fameliche cavalle lo stesso Diomede e le mitologiche creature divennero mansuete.
Si narra che Eracle gli allestì con grandi onori un magnifico sepolcro, dove in seguito nacque su di esso la città di Abdera, Tracia.

(foto: mosaico di epoca romana, ritrae Eracle nell'atto di catturare le giumente di Diomede)

lunedì 7 settembre 2009

Troia, prove delle sua esistenza?!


Sull’isola di Salamina è stato scoperto un monumento dedicato al grande Aiace, ciò che renderebbe sensazionale la scoperta è che tale monumento è un’architettura funebre e quindi testimonierebbe come la città di Troia sia veramente esistita. Infatti chi conosce l’Iliade, saprà che l’abile combattente secondo tale opera fu sepolto, dopo aver invano lottato, nella città di Troia.
Tutto questo è solo un’ipotesi, solo dopo approfonditi studi potremmo avere notizie certe. Questa sensazionale scoperta potrebbe rendere la guerra di Troia non più appartenente al mito ma alla Storia Greca.

sabato 5 settembre 2009

Abante

Abante è una parola di origine semitica, indica "Il Padre", ma spesso nella mitologia greca appare come nome proprio.
I personaggi più significativi sono:
- Figlio di Posidone e Aretusa ( credo da tutti conosciuti)
- Padre di Calcodonte ( Cittadino di Coo, ferì gravemente Eracle durante uno scontro, quest'ultimo si salvò grazie all'aiuto del padre Zeus. Calcodonte fu padre di Elefenore, un pretendente di Elena di Troia e uccise involontariamente il nonno Abante) e Caneto.
- Re dell'Argolide, fu un guerriero così valoroso da incutere il terrore fra i nemici anche dopo morto. da Aglaia ebbe i gemelli Acrisio e Preto.
- Figlio di Melampo (comprendeva il linguaggio degli animali e fu considerato un profeta. Il suo nome significa "piedi neri", perchè era solito non portare nessun tipo di calzari e quindi aveva i piedi anneriti dal sole.
- Figlio di Celeo, fu tramutato da Demetra (madre terra) in lucertola quando raccontò con quanta ingordigia beveva la dea.
- Guerriero Troiano ucciso da Diomede (colui che possedeva le giumente che si nutrivano di carne umana) in combattimento

Dizionario Mitologico

Ho sempre desiderato un piccolo dizionario mitologico, ma non ne ho mai trovato uno così fra le varie tematiche che svolgerò qui sul mio blog, inserirò in ordine alfabetico tutte le creature, divinità, semidivinità che appartengono alla mitologia greca.
Li troverete tutti (quelli di cui sono a conoscenza) nella categoria intitolata: Dizionario Mitologico

mercoledì 2 settembre 2009

Cosmogonie ovvero l'inizio del mito


Secondo l’Iliade, scritta probabilmente da Omero, prima degli dei e del mondo sono esistiti Oceano e Teti. Oceano ebbe la fortuna di segnare una linea tra il “rotondo” mondo e ciò che stava al di là di esso. Riempì costantemente le sorgenti e i mari, i fiumi e i laghi. Teti concepì con Oceano ben 6000 figli , metà maschi i Fiumi e metà femmine le Oceanine.
Secondo Esiodo, considerato il poeta più antico (le sue opere sono datate tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C.), pone all’origine l’informe Chaos e Gea la terra, questa fu la prima divinità ad assumere una forma. Accanto a questi due esseri il poeta racconta dell’esistenza di altre entità priva di forme, Erebo le tenebre della profondità e Nyx la notte, entrambi generati dal Chaos. Dalla notte e dalle tenebre furono generati Etere, la trasparenza luminosa dell’aria ed Emera il giorno. Quando Gea fu formata, con lei sorse anche Eros e forse influenzata da quest’ultimo, desiderò l’amore e così creò un figlio, Urano il cielo stellato. Questo si inarcò sulla madre in un abbraccio, l’emozione di Gea fu tale da creare energia necessaria per formare: monti, vallate, pianure e Ponto il mare. Urano e Gea ogni notte si congiungevano e da questa unione nacquero Oceano e Teti.
Secondo la terminologia i figli di Oceano e Teti acquisirebbero il nome complessivo di Titani e Titanesse, ma secondo l’etimologia proveniente dall’Asia Minore questi sarebbero i figli del sole.
Urano provava invidia e odio per i figli generati con Gea costringendola a tenerli dentro di se al riparo dalla furia paterna. Gea decise di porre fine a queste torture e trasse dalle proprie viscere del ferro per creare una falce dentata e decise di informare i propri figli del suo piano terribile. Il più giovane di essi, Crono identificato con il tempo, accettò di aiutare la madre e mentre Urano si recava dalla Madre Terra per congiungersi con lei come ogni notte, da un nascondiglio uscì Crono, afferrò i genitali del padre/fratello e con l’arma creata dalla madre li tranciò. Dal cielo (Urano) cadde una pioggia di sangue che impregnò la Terra Madre (Gea) e da questo contatto nacquero le Erinni, le Ninfe dell’albero del frassino e i Giganti. Dal membro di Urano caduto nel mare nacque dalla spuma Afrodite, la dea dell’amore.
Con la nascita di Afrodite termina una piccola parte del racconto della mitologia greca.

martedì 1 settembre 2009

Qualche riflessione...

Studiando una materia universitaria, mi sono accorta quanto la Tv italiana dia messaggi errati su eventi che concernano il passato. Poco tempo fa in uno dei pochi eventi televisivi dedicati alla cultura, veniva presentato il popolo egizio, successivo alla costruzione della piramide di Cheope, come “inetto” costruttore. A loro dire il popolo egiziano avrebbe perso il sapere e la capacità/abilità di costruire le piramidi. Tutto ciò non è assolutamente vero, basti pensare alla nostra società, noi non costruiamo più fori per il combatimento dei gladiatori né ginnasi o altri edifici tipici dell’antica roma ( anche se molte costruizioni odierne si avvicinano molto a queste).
Nella storia egiziana si verificò un mutamento, il centro dell’interesse faraonico non fu più costruire grandi piramidi come avvenne nella IV Dinastia ( Snofru colui che si avviò verso la costruzione delle piramidi, Cheope, Chefren e in forma minore Micerino), ma la V Dinastia si dedicò alla costruzione di grandi e immensi complessi templari dedicati ad una divinità (Iside, Amone, Ra, etc.) e altri dei ospiti.
Magari è rillassante ascoltare le informazioni che la Tv italiana vuole “donarci” ( forse il termine adatto potrebbe essere: inculcarci), però se il nostro scopo è sapere, scoprire, capire e arrivare alla verità dei fatti forse è meglio prendere un libro e confrontarlo con un altro che parli dello stesso argomento.
Buona Lettura a voi che scegliete quest’ultima opzione….

Scoperta a Cuma una tomba del II a.C. con pitture parietali raffigurante un banchetto

Un banchetto per l’eternità sulle pareti della tomba del II a.C. scoperta a Cuma Campi Flegrei scoperta Tomba del II a.C a Cuma. Ph: fa...