martedì 17 novembre 2009

Il processo di Mummificazione presso gli egizi

Oggi avevo tra le mani delle foto scattate in un museo egizio, ho iniziato a pensare il perché questo popolo riesce ad affascinare gran parte della popolazione mondiale. Non esiste un/a collega universitario/a che risponda “no” alla domanda: “ti affascina l’Egitto?”. In un sondaggio che feci nel mese di settembre, chiedevo quale cultura fosse per noi più affascinante, l’Egitto ha vinto, con un bel distacco dalle altre culture.
Forse ciò che conquista l’uomo è il mistero che si respira parlando di questa civiltà o perché uno dei più grandi tesori economici è egizio o ancora perché dall’Egitto arrivano ogni istante notizie di nuovi ritrovamenti.
A molti affascina il perché e il come le piramidi siano state costruite ( non sono le uniche, le piramidi sono sparse in tutto il mondo e in molte località dell’Italia), ad altri i tesori che il deserto nasconde ad altri ancora affascina il processo di mummificazione.
Gli egizi cercarono sin dalla loro origine un modo per mantenere il loro corpo per l’eternità come se fosse vivo.
Quando si va a visitare un museo egizio spesso la curiosità è più forte quando gli occhi si avvicinano alle mummie. Personalmente non provo ribrezzo forse perché amo l’archeologia in tutte le sue forme, ma ciò che mi colpisce è la perfezione di quelle mummie. Non è un concetto di perfezione legato alla bellezza, ovvio, ma è una perfezione riferita allo scopo perseguito dagli antichi egizi. Hanno cercato di conservare i loro corpi più a lungo possibile, ci sono riusciti e in questo hanno raggiunto la perfezione.
Quando si osserva una mummia, chi è di facile suggestione non deve pensare cosa era prima, ma cosa rappresenta quel corpo posto in quella teca. Una mummia rappresenta l’eternità di una civiltà scomparsa ma ancora viva nei libri di storia, rappresenta la perfezione della mente umana, rappresenta il disperato tentativo di mantenere il proprio corpo eterno.
Noi, uomini moderni, possediamo tantissimi indizi circa le procedure di imbalsamazione, ma anche possediamo tantissime carenze su come gli egizi siano riusciti a far durare quasi in eterno quei corpi.
Nel 1994 l’egittologo Bob Brier tentò il processo di mummificazione e se non ricordo male il cadavere era quello di un anziano signore che aveva ceduto il suo corpo alla scienza, in quell’occasione lo studioso affermò che tale tecnica era decisamente difficoltosa e lunga.
Il primo passo fondamentale era la purificazione del corpo del defunto che doveva raggiungere l’aldilà. Il corpo doveva essere meticolosamente “lavato” con spezie e vino a base di datteri, successivamente veniva risciacquato con l’acqua del Nilo. Seguiva un’incisione sul corpo per asportare fegato, polmoni e intestino.
Una fase molto delicate era quella della disidratazione, ciò veniva eseguito con il Natron (carbonato idrato di sodio - Na2CO3•10(H2O)), facilmente reperibile nei letti dei laghi asciutti nella zona di Wadi el-Natrun. Gli egizi usavano grandi quantità di Natron durante l’imbalsamazione ed era un ingrediente essenziale per sviluppare questa pratica. Il corpo veniva completamente immerso nel sale, questo avvierà una modifica al corpo, infatti disidratandolo lo rendeva coriaceo. Il defunto veniva posto su di un piano inclinato in modo da far scivolare via ogni residuo di liquido corporeo. Una domanda a cui gli studiosi non hanno dato certa risposta è: Quanto tempo il corpo doveva rimanere sepolto dal natron? Brier lasciò il corpo dell’anziano signore per 35 giorni, alcuni sostengono che gli egizi lasciavano agire il Natron con il corpo almeno 40 giorni. Io penso che siano un po’ eccessivi, infatti bisogna tenere conto del clima caldo e asciutto dell’Egitto e soprattutto la corporatura dell’uomo moderno che non è certo uguale a quella di un uomo vissuto più di due mila anni fa.
Un’altra fase importante era il Trattamento degli Organi. Singolarmente ogni organo veniva fatto essiccare con il natron, successivamente venivano coperti da un lenzuolo di lino e custoditi nei Vasi Canopi. Questi vasi avevano il coperchio con una testa a forma del dio che avrebbe provveduto a proteggerli : Imsety aveva un aspetto umano, Hapy era un babbuino, Duamutef uno sciacallo e Kebehsenuef un falco. In un periodo più tardo gli organi non furono più deposti in appositi contenitori, ma all’interno del corpo del defunto. L’unico organo che veniva lasciato all’interno del corpo era il Cuore, esso era per gli antichi egizi il luogo dove risiedeva la conoscenza, necessaria per la vita ultraterrena.
Ciò che invece aveva poca importanza era il cervello, che veniva asportato con un uncino dal naso, però prima veniva fatto a poltiglia.
Dopo che il periodo di disidratazione era passato, era necessaria una seconda pulizia del corpo sia interna che esterna e ciò veniva eseguito con spezie e oli. Questi impediva alla pelle di essere troppo secca e quindi di facilitare successivamente la bendatura.
Un altro passo fondamentale era quello di dare al corpo il gonfiore dato dalla vita e ciò avveniva tramite “l’impagliatura” con segature e foglie. In questa fase il corpo poteva essere ricoperto da alcuni gioielli in base al grado di ricchezza.
La fase della bendatura era quella che richiedeva più tempo ed era anche quella più delicata, a volte era necessaria una settimana per avvolgere completamente il corpo del defunto. Venivano utilizzate lunghe e sottili strisce di lino e si procedeva a bendare dapprima la testa e il collo, poi le dita delle mani e dei piedi e successivamente gambe, braccia e tronco. Prima di bendare le mani, al defunto veniva posto sui palmi alcuni tratti del Libro dei Morti, utili per avere alcuni consigli per oltrepassare gli ostacoli dell’aldilà. Le strisce tra loro erano incollate da una speciale resina, inoltre gli egiziani ponevano fra una benda e l’altra degli Amuleti portafortuna per augurare al Ka, lo spirito della mummia, di terminare velocemente il suo viaggio irto di ostacoli.
A questo punto il processo di mummificazione era terminato.
Poteva succedere che quando il corpo e lo spirito si incontravano nuovamente nell’aldilà, i due non riuscivano a riconoscersi, così prima della sepoltura sul corpo veniva posta una Maschera Funeraria con il ritratto del volto del defunto. Il corpo venivano posto in una cassa di legno e a sua volta la cassa di legno veniva posta in un’altra, come il meccanismo delle matriosche, fino ad arrivare ad un sarcofago in pietra ornamentale.
Il sarcofago veniva depositato nella tomba e con lui anche mobili, cibo, statuette di servi, tutto il necessario per condurre nell’aldilà una vita come quella terrena.
Lo stesso procedimento non avveniva solo per gli esseri umani appartenenti alle caste sociali più alte, ma anche ad animali sacri, pesci e tutto quello che per un egizio poteva essere ritenuto sacro e divino.

5 commenti:

  1. quel muso di gazzella è quasi poetico. Non sapevo della mummificazione degli animali.
    Quelli nella seonda foto cosa sono?
    E tanto per cambiare discorso: quali erano i cibi e le provviste più comuni lasciati ai morti nelle tombe? E' vero che qualcuno ha provato a far germogliare dei semi di cereali ritrovati in una tomba egizia?

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  2. stavolta mi sono scordata di inserire la voce che spiega le immagini.
    rimediamo subito.
    nella seconda foto trovi due pesci gatto, una specie di pesce molto comune nelle acque del Nilo.
    si, hanno cercato di far germogliare il grano e ci sono riusciti, però è un esperimento che risale se non sbaglio a diversi anni fa.
    all'interno di ogni tomba egizia vi era il cibo quotidiano: grano, farro ( per la birra preparata poi dalle statuette dei servi che prendevano vita), datteri, fichi, carne, frutta. non credo siano stati trovati piatti elaborati come intendiamo nel senso moderno: zuppe, carne cucinata con verdure, etc. la carne trovata era quella essiccata, una teoria potrebbe essere elaborata sul perchè non si trova questo tipo di cibo, io penso che in ogni tomba venivano deposti gli ingredienti base, frutta, verdura, cereali, etc. poi le statuette dei servi che prendevano vita, con il cibo inserito nelle tombe potevano preparare qualcosa per il proprio faraone. ma è una mia teoria, dovrei approfondire di più questo argomento.


    nelle tombe egizie ci sono anche le mummie di falchi, cani, gatti, coccodrilli...
    durante la dinastia zero e la prima, avveniva pure la sepoltura del seguito, quando un faraone moriva anche il seguito (servi, consiglieri, etc) doveva seguirlo nell'aldilà, poi la pratica è venuta a mancare dalla seconda dinastia in poi.

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  3. ciao Aria
    mi piace molto il tuo blog:interessante e ben fatto. Complimenti e grazie della visita.
    Lila

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  4. *lila: grazie a te, per i complimenti e per essere passata sul mio blog.

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  5. Grazie per il tuo scrivere, molto interessante.

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