venerdì 15 gennaio 2010

Ma che fine ha fatto la nave che trasportava i Bronzi di Riace?

Oggi riflettevo sul passere del tempo e di come immancabilmente le mie materie universitarie si stiano accorciando (per fortuna) per arrivare spero presto alla mia meta. Sulla scrivania i libri vengono sostituiti come le nuvole cambiano nel cielo in una giornata uggiosa e carica di vento. Fra le tante materie sostenute in commissione d’esame alcune sono rimaste nel mio cuore, una fra queste è archeologia subacquea e navale. Fra gli argomenti trattati: la composizione di una nave, il trasporto di marmi e merce artistica, le anfore, le ancore, la costruzione dei porti e navi, la vita di bordo,etc; due mi sono rimasti impressi, l’Antikitera, di cui ve ne parlerò in un altro post e la nave che trasportava i Bronzi di Riace.
Era una domanda che mi ero sempre posta: “Ma fine ha fatto la nave che trasportava i due bronzi?”, non avevo mai trovato risposta, studiare questa materia mi ha permesso di stilare delle teorie almeno in parte plausibili.
La Calabria è famosa per i suoi due bronzi, tutti conoscono i loro volti, ma pochi si chiedono dove sia la nave che li ha trasportati, spesso si da per scontato che il loro luogo di origine sia lì, in fondo al mare.
Quando i due bronzi furono ritrovati ciò che attrasse gli archeologi navali e subacquei, oltre alla bellezza dei due reperti, fu la possibilità di studiare un nuovo relitto e gettare luce sui metodi di costruzione delle navi e sulla loro composizione. Il fondale marino fu battuto per lungo e largo, ma della nave nessuna traccia.
Ciò che per me è davvero strano è che insieme ai bronzi non siano stati trovati nessun altro tipo di manufatti: né cocci, né anfore o ancore. Questo mi porta ad alcune soluzioni.
La prima che la nave e il suo equipaggio si sia salvata. Durante una tempesta la nave carica di diversi cimeli abbia rischiato di affondare, così l’equipaggio decise di alleggerire l’imbarcazione gettando fuori bordo il materiale più pesante, i due bronzi. In caso di possibile naufragio infatti, gli antichi romani e greci catapultavano fuori dalla nave gli elementi più pesanti, le ultime cose gettate erano poi le provviste e se era necessario anche l’acqua, questo però se la costa era molto vicina.
Un’altra teoria potrebbe essere che la nave, dopo essersi alleggerita del grande carico, convinta di essere ormai in salvo sia poi naufragata lontano dai due manufatti, ma non è stata trovata nessuna nave nelle vicinanze o in acque più lontane che seguiva la stessa rotta.
Un’ultima possibile teoria vedrebbe la nave naufragata nei dintorni, ma non è stata trovata perché non vista oppure sia stata distrutta dalle reti dei pescatori che hanno trascinato per diversi km la nave e i suoi resti, ma questa teoria è poco plausibile, perché pensandoci bene, malgrado il legno sia degradabile alcuni suppellettili per la vita di bordo non lo sono e fino ad oggi non è stato trovato nulla.
Analizzando la “scena del rilascio” dei due bronzi l’unica soluzione veritiera sembra essere la prima.
La nave sicuramente trasportava oggetti d’arte e d’antiquariato, questa ipotesi ci viene fornita dai due stessi bronzi, infatti ai piedi delle due statue sono presenti due tenoni uno per ciascun piede, questo indicherebbe che i due manufatti erano già esposti in un tempio o in una costruzione pubblica in Grecia ( si suppone - tutt’oggi non è stato trovato nessuna costruzione in cui i tenoni presenti nelle statue possano inserirsi). L’impero Romano era rimasto ammaliato sin dall’inizio dall’arte greca. I ricchi cercavano in tutti i modi di accaparrarsi un oggetto d’arte di epoca ellenistica per abbellire le proprie ville provocando la perdita di identità delle città greche. Un evento simile successe anche in Sicilia, quando Gaio Licinio Verre (propretore della Sicilia dal 73 a.C. al 71 a.C.) depredò le città d’arte per riempire i suoi possedimenti.
Quando da bambina immaginavo un relitto, l’ho sempre idealizzato integro, poggiato su di un lato come è tipico vederlo nel famoso cartone animato della Disney “la Sirenetta” o in qualsiasi altro film cinematografico. Ciò che invece ho imparato era l’esatto contrario di ciò che la mia fervida immaginazione aveva elaborato per tanti anni. Della nave spesso e volentieri non rimane granché, l’unica parte che può salvarsi ( a volte può anche essere distrutta dalle correnti) dai fluenti moti del mare è la chiglia ( trave longitudinale che percorre l’imbarcazione da poppa a prua, sulle facce laterali ha delle scanalature dove vengono poi inserite le tavole del fasciame) per la mole del tronco e a volte anche lo scafo, se le anfore che trasportava la nave sono rimaste intatte in modo da proteggere il legno dello scafo.
Spesso in questa materia affascinante, chiamata archeologia, si da tutto per scontato, ma scavando un po’ più affondo, scostando lievemente la sabbia con un debole soffio, si possono scorgere verità immaginabili e seducenti.


(foto:l' immagine ( presa su questo sito) mostra ciò che rimane di una nave affondata, alcune parti però sembrano essere state ricostuite. Avrei voluto inserire delle immagini di un ritrovamento subacqueo, ma essendo inedite non mi è permesso postarle.)

7 commenti:

  1. Post molto interessante!
    In effetti l'ipotesi più plausibile sembra quella da te proposta.
    Diverse navi si persero a causa del loro carico e soprattutto a causa della sbagliata disposizione dello stesso o peggio ancora qualora non fosse stato rizzato (=fissato) a dovere.
    In tal caso si sposta violentemente da una murata all'altra sfondandola e il resto è immaginabile!
    L'archeologia subacquea è una branca molto affascinante (e pericolosa) dell'archeologia.

    Attendo il post sull'Antikitera!

    Un caro saluto e un abbraccio!

    :)

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  2. Ciò che ho scritto prima riguarda i casi di naufragio delle navi.
    Come tu proponi, nel caso dei Bronzi, non essendoci il relitto, l'equipaggio fece sicuramente in tempo a liberarsi del pericoloso e pesantissimo carico!

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  3. bella domanda davvero. Mi rendo conto che non avevo mai pensato che ci dovesse essere anche una nave. Meno male che non faccio l'archeologa! :)
    e per fortuna che ci sei tu, ad aprirmi un po' gli occhi e ad incuriosirmi.
    A presto

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  4. *Milo: per quello che ho studiato risulta difficile che il carico fu mal posto. infatti di solito al centro vi erano i Dolia, delle anfore di grande volume, con una capacità di 2000 litri, ai lati venivano disposti le varie anfore (si differenziano a seconda del secolo in cui vennero prodotte) e altri manufatti: suppellettili, marmi, etc. di solito gli antichi greci e romani erano molto attenti nell'organizzare l'equilibrio della nave, infatti perdere un carico a volte poteva voler dire perdere grandi somme di denaro. non per questo però non vi erano squadre di recupero per il carico perso, un'associazione di questo tipo molto famosa fu chiamata gli "urinatores"( impero romano), uomini specializzati nel recupero di oggetti d'arte e non persi in mare ( non percorrevano però grandi distanze, di solito si trovavano nei porti, infatti la manovra di attracco era il momento più pericoloso della navigazione, molte navi sono affondate durante queste manovre).
    un caro saluto

    *Lila: ti ringrazio cara Lila, sai nella vita nulla è scontato e quindi nulla lo deve essere in una indagine archeologica.
    un affettuoso saluto

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  5. L'archeologia mi ha sempre affascinato e trovo il tuo blog interessante e ben curato. Continua ad affascinarci e grazie.

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  6. *Madama Dorè: ti ringrazio molto per il complimento, mi fa felice sapere che altre persone come me apprezzino questa materia molto particolare.
    un saluto

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  7. Buongiorno,
    Sono responsabile della community del sito internet http://www.travel-avenue.it/. Il nostro team editoriale ha selezionato il vostro blog per far parte del programma "Travelavenue Favorite blog 2011".
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    Grazie mille
    Buona giornata
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